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204 | frammenti di petronio il satirico |
A vezzi ornino il collo ed a monili,
E a gemme il crin; ma tu piacente sei
Senza di lor. Rara è bellezza intera,
Quale è in te: se vederti occhio potesse,
25Non vedria più perfetta altra beltade.
Delle Sirene il canto e di Talìa
Il dilicato plettro ammutolito
Avrieno alla tua voce, onde si parte
Dolcissima parola, e quel possente
30Dardo che le ferite alme innamora.
Anche il mio cor la trafittura sente,
Che da te viene, ed argomento alcuno
Non v'ha che la risani. Oh le tue labbra
Miste alle mie questo crudele affanno
35Mi cessino una volta: a medicina
Di tal valor l’oppressa alma piagata
Vincerà la tua doglia. Oh non precida
Il tuo troppo rigor queste infralite
Fibre, nè sia per te a morirmi io tratto;
40Che se troppa io t’ho chiesto, e una preghiera
Pur non disdegni, almen dopo la morte
Degna il defunto d’un tuo caro amplesso,
E fra le nivee braccia, un’altra volta
Forse il defunto sentirà la vita.
II.
Albuzia.
III.
Donzelle a Menfi nate
Compre alle sagre usate,
3E bruni le sembianze
Garzon sonanti i crotali
Menano Egizie danze.