Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/191


processo, guerra, e trattato di pace 135


Dipoi se voleano ottener grazia per via di un intercessore, perchè hai tu fatto tante cose per nasconder coloro che tu assistevi? Dal che si deduce che a caso que’ tristi son caduti ne’ lacci, e che tu hai usato astuzie onde eluder la forza del nostro risentimento.

Perchè, rispetto al rimprovero che ci fai, gridando che liberi sono e galantuomini, pon mente che con questo argomento tu non renda peggior la tua causa. Che devon fare gli offesi, quando i rei si presentano al castigo? Ma essi ci furono amici; tanto maggiore perciò ne dev’esser la pena; perchè chi offende gli ignoti si chiama ladrone, e chi gli amici, chiamasi poco meno che parricida.

Eumolpione distrusse questa non equa declamazione, dicendo: Io capisco che ciò che più nuoce a questi sgraziati fanciulli si è l’aversi tagliati i capegli di notte, e sembra da ciò che non siano venuti da se nella nave, ma capitativi. Io vorrei spiegarvi la cosa tanto schiettamente, quanto semplicemente fu fatta. Essi voleano pria d’imbarcarsi alleggerirsi la testa d’un peso molesto e superfluo; ma il vento assai propizio sospese la proposta acconciatura, nè poterono immaginarsi che fosse il pregio dell’opera studiar il luogo dove eseguire ciò che voleano, nulla sapendo essi nè di augurj, nè di leggi marinaresche.

A che serviva soggiunse Lica, che venendo per pregar si radessero? forse perchè le teste pelate muovon più compassione? Ma che giova cercar di saperne il vero dall’avvocato? Che ne dì tu, o ladrone? Con qual salamandra ti sei bruciate le sopracciglia?111 A qual Dio hai appeso in voto la capigliatura? Rispondi, o tossico.

Io spaventato dal timor della pena stavami tutto stordito, nè sapeva che dirmi in cosa sì manifesta; oltracciò io era mesto, e difforme, non solo per vergogna della testa pelata, ma anche della nudità delle so-