Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/185


navigazione, e comitiva inaspettata 129

il corpo, ma non lo cangia. Ora udite che suggerisca un matto: annodiamci gli abiti intorno alle teste, e buttiamoci in mare.

Non piaccia nè agli Iddii nè agli uomini, sclama Eumolpione, che voi abbiate a finire con sì vile riuscita i giorni vostri. Fate piuttosto quel ch’io vi dico: il mio servidore, come già dal rasoio vi avvedeste, è barbiere: ch’egli vi rada tosto non solamente le teste ma eziandio le sopracciglia:105 io poi verrò dopo a scolpirvi destramente una iscrizion sulla fronte, sì che sembriate essere stati bollati.106 In questo modo siffatte note allontaneranno ad un tempo il sospetto degl’indagatori, e l’apparenza del delitto nasconderà i volti.

Piacque il partito, e non differimmo ad eseguirlo; ritiratici furtivamente in un angolo della nave offrimmo al barbiere i capi e le sopracciglia per raderle. Eumolpione ci coprì le fronti con lettere altissime, e con mano generosa ci delineò su tutta la faccia la nota iscrizione de’ disertori. Il caso volle che uno de’ viaggiatori, il quale ritiratosi nell’angolo stesso della nave vi scaricava lo stomaco nauseato, osservò al chiaror della luna il barbiere applicato sì fuori d’ora al suo ministero, e bestemmiando un presagio, che esser soleva l’ultimo sagrificio de’ naufraganti,107 andossi a sdraiar di nuovo sul suo letticciuolo. Noi non dandoci intesi della superstizione di quel nauseato, tornammo a starcene tristi, e passammo in rigoroso silenzio e quasi senza dormire il resto della notte.