Traggonsi già dai vertici dell’Ida
Gli alberi svelti, e coi robusti tronchi
Alzasi mole, cui si dà figura 10Di superbo destrier; nell’ampio ventre
S’apre l’ingresso, e dentro il buio speco
Gli accampati guerrier sono introdotti.
Ivi s’appiatta la virtù sdegnata
Di così lunga guerra, ed i compagni 15Del pesante caval turano i fori,
Mentre la mole, ove si celan gli altri,
Gridan esser de’ Greci un voto ai Dii.
Oh patria mia! noi credevam che lungi
Le mille navi andassero respinte, 20E che di guerra il suol libero fosse,
E le parole sulla bestia incise
Ne accrescean la credenza, e l’accrescea
Sinon, che la fatal frode compose,
E il suo mentir sì in danno altrui potente. 25Libera e senza guerra incontro al voto
Sino alle porte già la turba affretta:
Già s’innondan di lagrime le guance.
Ed il piacer degli abbattuti spirti
Versa quel pianto, che il timor versava. 30Già, disciolti i capei, Laocoonte
Di Nettun sacerdote, in mezzo al vulgo
Eccita gridi clamorosi, e tosto
Vibrando l’asce del caval sul ventre
Lo striscia appena, che il destino a lui 35Rallentò il pugno, e ritrocesse il colpo,
E aggiunse fede al non temuto inganno.
Pur di nuovo innalzò la debil mano,
E ne’ fianchi il colpì colla bipenne.
La chiusa dentro gioventù fremea, 40Ma il suo bisbiglio ed il timore altrui
Natural soffio del cavallo parve.
L’inceppato drappel s’innoltra intanto,