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la conversazione s’ingrossa 81

lebrava il nono anniversario del suo servo Misello, che egli fe’ libero dopo morte: ed io credo che oltre alla sua vigesima ei si avesse una buona giunta, poichè dicono ch’egli avesse cinquanta mila sesterzj.77 E sebbene dovemmo versar la metà del nostro vino sulle ossicelle del morto, tuttavia fummo allegri.78

Cosa aveste però da cenare? disse Trimalcione.

Lo dirò, se il potrò, rispose l’altro: perchè io sono di sì fragil memoria, che talvolta lo stesso mio nome dimentico. Ebbimo dunque per prima pietanza un porco coronato con salciccie intorno, e colle interiora benissimo condite; eranvi biete, e pan bigio, che io preferisco al pan bianco; e siccome egli fortifica, così, poichè mi giova, non me ne lagno. La seconda pietanza fu una torta fredda, sulla quale era sparso un eccellente miele caldo di Spagna, cosicchè io nulla mangiai della torta, e molto meno del miele. Quanto ai ceci ed ai lupini, ed al resto de’ frutti nulla più ne mangiai di quel che Calva mi suggerisse; due pomi però mi son preso via, che tengo chiusi in questo tovagliolino, perchè se io non porto qualche regaluccio al mio servitorello, ei sgriderebbemi; del che madonna saviamente suole ammonirmi. Oltre a ciò avevam dinanzi un pezzo di orsa giovane, di cui Scintilla avendo imprudentemente gustato, fu per vomitar le budella; io al contrario ne mangiai quasi una libbra, perchè sapea di cinghiale. Se l’orso, diceva io, mangia l’omiciattolo, quanto più l’omiciattolo mangiar deve l’orso! Finalmente ebbimo del cacio molle, del cotognato, delle chiocciole senza guscio, della busecchia di capretto, del fegato ne’ bacini, dell’uova accomodate, e rape, e senape, e bazze che parean pinte; benedetto Palamede, che le inventò! E furon portate intorno in una marmitta le ostriche, che noi non troppo civilmente ci presimo a piene mani, perchè avevam rimandato il presciutto. Ma dimmi un po’, Caio, per qual ragione Fortunata non è qui a tavola?