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CAPITOLO DECIMOSESTO
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la conversazione s’ingrossa.
In mezzo a ciò un littore picchiò all’uscio della sala, ed entrò uno vestito di bianco, accompagnato da moltissima gente. Io atterrito da quella maestà mi credetti che entrasse un Pretore, onde feci per levarmi e pormi a piè nudo sul terreno. Agamennone rise di questo mio timore, e dissemi: sta quieto, sciocchissimo che tu sei. Costui è il Sestoviro Abinna, scultore in marmo, ed eccellente in cose sepolcrali.
Confortato da tai parole mi rimisi al mio posto, guardando con grande ammirazione Abinna, che entrava. Costui di già ubbriaco appoggiavasi colle mani alle spalle di sua moglie; egli era carico di varie corone, e per la fronte gli colava sino agli occhi l’unguento: postosi al primo luogo, chiese di subito vino, ed acqua calda.
Piacendo a Trimalcione codesta ilarità, volle che gli si portasse il bicchier più grande, e gli domandò come fosse ita.
Nulla ci mancò, rispos’egli, fuori che te: qui era io col cuore, ma davvero, che tutto andò bene. Scissa ce-