Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/110

54 capitolo tredicesimo

Nel foro però egli alzava la sua voce al par di una tromba, senza mai nò sudare nè sputare. Io credo ch’ei tenesse un po’ dell’asiatico. Ei rendeva graziosamente il saluto, chiamava ciascun pel suo nome, come fosse un de’ nostri.46 Al tempo suo poi il vivere non costava nulla. Tu non potevi mangiare insieme al compagno un pane intero che valeva un soldo; ora un occhio di bue è maggiore che il pan da un soldo. Ohimè ohimè, questa colonia ogni dì peggiorata cresce al rovescio, come la coda di un vitello. E perchè? perchè abbiamo un Edile, che non vale un rotol di fichi, e che tien più conto di un soldo per se, che della vita nostra. Perciò si sta allegri in sua casa perchè ei prende più danaro in un giorno, di quel che altri abbia di patrimonio. Io so bene dond’egli abbia avuto mille ruspi, ma se noi non fossimo sì rotondi, ei non farebbe tanta baldoria. Ora la gente in propria casa è leone, e fuor di casa è volpe. Quanto a me mi son già mangiato gli abiti, e se così continua questo vivere, venderommi anche le mie casupole. Che sarà dunque di noi, se nè gli Iddii nè gli uomini hanno compassione di questa colonia? Ben abbia l’anima de’ morti miei, com’io credo che tutto ciò addivenga per colpa nostra. Perchè più nessun pensa al cielo, nessuno osserva il digiuno, nessuno fa più di cappello a Giove, ma tutti cogli occhi bassi altro non curano che le proprie ricchezze. Una volta andavan le donne coperte di velo, e a piedi nudi, coi capegli sparsi, colle menti pure, sul colle Clivio, e impetravan l’acqua da Giove, e tosto piovea a diluvio, e ciascun si allegrava. Ora tanto rispettansi i Dii quanto i sorci. Perciò essi hanno poi i piè d’oca,47 e dacchè noi manchiamo di religione, le campagne languiscono.

Allora il milionario Enchione interrompendolo disse: io ti prego di parlar meglio. Or la va, or la viene, disse quel villano, che avea perduto il porco grigio. Quello che non avvien oggi avverrà dimani: così passa