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SATIRA VI.


A Cesio Basso, poeta Lirico.


Che? già il verno t’appressa al Sabin foco,
     Basso, e le corde a grave plettro avvivi?
     Cantor mirando dell’antiche e prime
     Cose al suon maschio di latina cetra,
     5Poi d’amor giovanili, e vecchj egregi
     Con istil casto. A me tepe la Ligure
     Spiaggia, e sverna il mio mar, là dove sporgono
     Scogli immensi, e in gran seno il lido avvallasi.
     Uopo è veder di Luni il porto, amici
     10Ennio il vuol, dacchè in sogno ei Quinto Omero
     Non è più da pavon pittagoreo.
     Quì nè calmi del volgo, nè dell’Austro
     Dannoso al gregge; nè il vicino campo
     Del mio più pingue invidio, e s’anco tutti
     15Arricchiscano i vili, io non vo’ curvo
     Invecchiarmi per questo, e cenar magro,
     Nè in boccal muffo dar nel bollo il naso.
     Altri altro pensi: un astro crea gemelli
     D’umor vario. L’un furbo, il natal solo,
     20Compro un dito di salsa, unge erbe secche
     Rorandole di sacro pepe; e l’altro