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SATIRA II.


A Plozio Macrino


Questo candido dì, che i fuggitivi
     Anni ti cresce, col miglior lapillo
     Segna, o Macrino, e al Genio offri del pretto.
     Tu con prece venal cose non chiedi
     5Da non fidarsi, che in disparte ai numi.
     Ma con tacito incenso il più de’ Grandi
     Liberà. Non a tutti acconcio torna
     Toglier dai templi il pissipissi, e aperti
     Sciorre i voti. Buon nome e senno e fede
     10Alto ognun gli dimanda, e tal che l’oda
     Lo stranier. Ma tra denti e nell’interno
     Mormora il resto: oh, se lo zio vedessi
     Sopra un bel catafalco! oh se d’ôr piena
     Mi screpazzasse sotto il rastro un’urna
     15Coll’ajuto d’Alcide! oh se potessi
     Sotterrar il pupillo, a cui succedo
     Prossimo erede! ché di rogna è zeppo
     E d’acri umori il meschinel: felice
     Nerio che mena già la terza moglie!
20A ben santificar queste preghiere
     Due volte e tre nel gorgo tiberino
     Tu mergi il capo la mattina, e purghi