Indi la gemma natalizia al dito,
Quest’alte cose al pubblico cospetto 24Leggi eccelso, col gozzo ammorbidito
Dai gargarizzi, e con svenuto occhietto.
E i gran Titi vedrai girsene in guazzo, 27E smodarsi, e applaudir tutti in falsetto,
Come il verso ne’ lombi entra, e in gavazzo
Mette gl’imi precordj. E alle costoro 30Orecchie tu dai pasco, o vecchio pazzo?
All’orecchie di tai, ch’uopo t’è loro,
Benché sfrontato, gridar: basta? — Oh bella! 33Che val ch’io faccia del saper tesoro,
Se il fregolo che il corpo mi rovella,
Se questo caprifico con me nato 36Non sbuccia dalla rotta coratella?
— Ecco dunque il perché smorto e grinzato
T’ha lo studio! O costumi! E fia che resti 39Nulla il saper se altrui non è svelato?
— Bello è l’ir mostro a dito, e udir: gli è questì.
L’andar dettato a lezíon di cento 42Nobili intonsi per sì poco avresti?
— Ecco, tra il ber, di carmi aver talento
I satolli Quiriti; ecco un cotale, 45Che involto in giacintin paludamento
Ti balbutisce con voce nasale
Certi suoi rancidumi, e l’Issifile, 48La Fillide, o argomento altro ferale
Recitando distilla, e per sottile
Laringe invia la voce leziosa. 51Bravo! gridan gli eroi; bravo! gentile!