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riguardi scambievoli, senza i quali sarebbe uno stato di violenza la società. Ecco adunque in che si risolve il discorso di Persio coll’ex-mulattiere cittadino Marco Dama: il pretore poteva bensi di schiavo farti libero, ma non di sciocco un sapiente, nè insegnarti creanza e procedere di galantuomo: senza di che tu rimani mai sempre nella condizione di schiavo. Di questi Dama io ne ho veduti e provati ben molti sei anni fa, imberettati, tosati, ciarpati, ma scopati nessuno.
fixum nummum. v. 111. — Il fanciullesco trastullo di conficcare una moneta in terra, o legarla ad un filo per uccellare l’avidità dei passanti, dura anche al dì d’oggi.
baro. v. 138. — In latino è parola di contumelia, e significa sciocco, ebete, gaglioffone ec. La lingua italiana le ha dato cittadinanza e carattere facendo di barone un briccone. I tedeschi han fatto il contrario usurpandola in significato di nobiltà e signorìa. La storia di questo vocabolo, prima un balordo, poi un birbone, poi un signore, darà nell’occhio, ne vò sicuro, a più d’uno.
contentus. v. 139. — Come può darsi interpreti e traduttori, che prendano questo contentus in significato di contentamento e soddisfazione? La miseria minacciata dall’avarizia non fa ella a calci con questo senso? Non è egli evidente, che contentus è qui participio non di contineo ma di contendo? Vale adunque forzato, stirato, ridotto al sottile.
solea rubra. v. 169. — La pianella sul viso è stata e sarà sempre un’arme commodissima per le donne in collera coll’amante. Giovenale consiglia di adoprarla sopra le natiche — et solea pulsare nates. Ma io sto per Terenzio che la crede di miglior effetto sul viso: Utinam tibi commitigari videam sandalio caput.
nec nunc. v. 174. — Quì pure gl’interpreti vanno d’accordo come un sacco di gatti. Eppure il senso mi par sì netto e visibile. Nè io voglio tacere l’inopinato e peregrino sentimento che ne vien dopo, poichè lo veggo a tutti sfuggito. Persio va trascorrendo le diverse classi degli uomini in cerca d’un libero, e non vede per tutto che schiavi. Gli capita finalmente un Davo, un miserabile servo, che pieno d’onore e di fedeltà si studia di svolgere da una tresca amorosa il padrone; ed ecco, esclama subito Persio, ecco l’uomo libero ch’io cercava. Questo trovare la libertà non fra lo splendore delle dovizie e del grado, ma fra i cenci della povertà virtuosa, mi sembra idea nobilissima e consolante. Ella solleva la