Pagina:Satire (Persio).djvu/100

94

simbolizzava il filosofo le due strade del vizio e della virtù, la prima alla manca, la seconda alla dritta.

hesterni quirites. v. 106. — Cioè i servi divenuti liberi per testamento del padrone la vigilia della sua morte. Erano essi che poi il portavano alla sepoltura col berretto in capo, indizio della fresca lor libertà.

tange. v. 107. — Quì comincia l’applicazione della scena tra il malato ed il medico; ed è il pedagogo che interroga il suo discepolo, a cui vuol provare, che quantunque sano di corpo egli, il ragazzo, è infermo dell’animo. I commentatori, che fanno proseguire il dialogo tra il malato ed il medico, hanno dimenticato, che quel meschino è già morto e sepolto. Va fuori d’ogni credibile lo strano pasticcio che ha fatto il Salvini nel distribuire le interpunzioni del dialogo tra l’infermo e il dottore, poi dell’altro tra il pedagogo ed il giovine. Mi sia permesso di riportarli, onde la pedanteria si abbia un saggio della orrenda maniera con che i suoi archimandriti assassinano le belle lettere.

. . . . Ped. O buon uom, tu impallidisci.
Mal. Non è nulla. Ped. Pur mira che ciò sia
Che che sia. Med. Tacitamente sorge
A te la gialla pelle. Ped. Ma tu peggio
Sei imbiancato. Med. Tu il tutor non fammi.
Ped. Quello già sotterrai; tu ora resti.
Giov. Or tira innanzi pure: io tacerommi.
. . . . . . . . . . .
Giov. Tastami il polso, poveretto, e poni
La man sul petto. Med. Non è caldo questo.
Giov. L’estremità de’ piedi e delle mani
Tocca ancora. Med. Non sono queste fredde.
Ped. Se a sorte fu veduta la pecunia ec.


E tutta la sua traduzione, che Dio lo benedica, cammina di questo gusto. Vedi Raccolta di tutti gli antichi poeti latini colla versione italiana. Edizione di Milano 1737.