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È grosso fallo. E tu con lorda palma
Un lastrico gentil di vaghe pietre
Farai spazzare, e porre i tirj drappi
Sovra lenzuola imbrodolate e sozze,
120Senza pensar, che quanto dan tai cose
Cura e spesa minor, tanto più gusto
Biasmo è mancar di queste che di quelle
Cui sol ponno aspirar le ricche mense?
Or. Per la nostra amistà, pe’ santi numi
125Ah non t’incresca di guidarmi ovunque
Ten vada, o dotto Cazio, a udir costui.
Poichè sebben di sue dottrine instrutto
Per la tua lingua io son, pur non mai puote
L’interprete giovar quanto il maestro.
130Aggiungasi il mirarne il volto, i gesti,
Il portamento. Tu che l’hai veduto,
Non molto forse la tua sorte apprezzi.
Ma io mi struggo d’accostarmi a quella
Recondita sorgente, onde n’attinga
135Della vita beata ogni precetto.