Innanzi al mio non v’ebbe altro palato
Che de’ pesci sapesse e degli uccelli 70Scernere etadi e qualità diverse.
Tal avvi che brillar tutto l’ingegno
Fa in novelli pasticci. Impiegar l’opra
In una cosa sola ah no non basta;
Qual s’altri sol cercando aver buon vino, 75L’olio non curi onde si conci il pesce.
Se il vin massico esponi a ciel sereno,
L’aura notturna ne assottiglia il crasso,
E il tanfo ne disgombra a i nervi infesto.
Ma se tu il filtri per lo panno lino, 80Tutto gli togli il buon vigor natio.
Chi scalto mesce di Sorrento a’ vini
Le fecce del Falerno, ei pur procaccia
Col torlo d’uovo colombin chiarirli,
Che al fondo tragge ogni materia impura. 85Gamberi arrosti e chiocciole affricane
Rinfrancheranno un commensal che caglia,
Perocchè la lattuga dopo il vino
Entro l’acido stomaco galleggia.
Quegli anzi con presciutto e con salsiccia 90Vuol ristorarsi, nè rifiuta cibi
Che da sporche taverne escan fumanti.