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Il titolo di furia, a quello i nomi
Che gli dettò la sublimata bile.
Opimio in mezzo a’ suoi tesor nascosi
215Meschino ognor, che in un campano orciuolo
Bevea acquerello i dì festivi, e gli altri
Putrido vin, da gran letargo oppresso
Fu sì che intorno alle sue chiavi e scrigni
Correa festoso e lieto omai l’erede.
220Destro medico e fido in cotal modo
S’avvisa di svegliarlo. A piè del letto
Rizza una mensa, e sacchi di monete
Sopra vi spande, e fa contarle a molti
Quivi presenti. Ei sì l’infermo scuote,
225E in un gli dice: Se non prendi cura
Della tua roba, or or la ti rapisce
L’erede ingordo. ― Me tuttor vivente?
― Sta dunque all’erta e di guarir t’ingegna.
― Che deggio far? ― Ti mancheranno i polsi,
230Se allo stomaco fiacco non appresti
Di largo nutrimento un buon rinforzo.
Su dunque mangia questo riso. ― E quanto
Costa? ― Poco. ― Ma pure? ― Otto bajocchi.
― Ahi che importa perir di morbo, oppure
235Di furto o di rapina? ― Or chi è dunque