Scherno a’ nemici! E qual de’ due può meglio
In se stesso fidar pe’ dubbj casi?
Quei che la mente e il rigoglioso corpo 170A più bisogni assuefece, o quei
Che contento del poco e timoroso
Dell’avvenir, come fa il saggio, in pace
Appresta quel che gli fia d’uopo in guerra?
E perchè più tel creda, io fin da’ primi 175Anni infantili miei conobbi Ofello.
Non più lauto vivea qnand’era in fiore
Lo stato suo d’or ch’è ridotto al verde.
Tu lui robusto lavorante a prezzo
Nell’assegnato campicel vedresti 180Così parlare infra le mandre e i figli:
Io ne’ dì non festivi altro non ebbi
Già in uso di cibar se non erbaggi
Con un po’ di presciutto affumicato.
E se dopo gran tempo un qualche amico 185Di lontan mi veniva, o se un vicino,
Quando la pioggia interrompea il lavoro;
Buon pranzo si facea non già co’ pesci
Della città, ma con capretto e pollo.
Uva al soffitto appesa e fichi e noci 190Eran l’onor delle seconde mense.