D’infra i giudici scelti; e se vietava: 165Puoi tu dubbiar s’è ciò dannoso e turpe,
Quando tanto disnor n’ha questi e quegli?
Il funeral vicin tiene i malati
Golosi in freno, e col timor di morte
Gli sforza a star di sè medesmi in guardia. 170Così l’infama altrui spesso da’ vizj
Giova a distor le tenerelle menti.
Perciò sano da quegli, onde a noi viene
Scorno e rovina a’ mediocri vizj
Degni di venia, i’ sono ancor suggetto. 175Forse da questi pure appien distormi
Saprà più lunga età, gli schietti amici,
E i miei stessi consigli. E veramente
Quando in letto mi trovo, o su la loggia,
A me non manco, e vo fra me dicendo: 180Più giusto è far così: così fia meglio;
E agli amici vivrò più accetto e grato.
Quel tale oprò non troppo ben. Fors’io
Il simile farò per imprudenza?
Tai cose ruminando a chiuse labbra 185Vo tra me stesso, e se m’avanza tempo
Le reco in carta, e questo un di que’ vizj
Mezzani, a cui se negherai perdono,