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lxxx prefazione

corrompimento della donna non mancarono davvero in Roma. La qual cosa avrebbe forse dovuto, se non disarmare la collera del Poeta, farlo almeno più pio verso il debole sesso; e porre sulla sua lingua freccie meno velenose ed acute, considerando che la colpa di tanta depravazione, più che delle donne, era degli uomini e della società. Ma anche questo egli non manca di avvertire in più luoghi: e sarebbe ingiusto fargliene rimprovero.

L’altro appunto d’avere allentato fuor di modo la briglia allo sdegno, e d’esser troppo burbero, serio e monotono, è meno una censura al gusto dell’autore, che al genere di satira da lui prescelto. La satira è il contrario dell’ode. Questa nasce dall’amore del buono e del bello, e applaude alla virtù; quella dall’odio del cattivo e del brutto, e vitupera il vizio. Ma siccome il buono e il bello hanno più gradi; e ci sono delle virtù grandi ed eroiche, e ce n’ha delle mezzane e delle umili e puramente domestiche: e la Lirica, volendo percorrerne tutta la scala, va da Pindaro ad Anacreonte; così il cattivo ed il brutto avendo varia misura; ed essendovi dei vizj propriamente detti, e dei semplici difetti, e sì li uni come li altri più o meno riprovevoli; anche la Satira ha dovuto assumere diverso tono e colore, secondo la gravità delli sconci che piglia a ferire. Ecco come abbiamo due generi di Satira: grave, solenne, sdegnoso e veemente il