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PREFAZIONE

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. . . . . . . . . . . . . . . . . . Librum,
Si malus est, nequeo laudare et pascere . . .

Giov. Sat. III, 41.



Nel modo che per legge provvidenziale di natura le frutte più gradite al gusto e i fiori più vistosi e olezzanti, anzichè nei luoghi domestici e fra l’amenità dei giardini, si trovano qualche volta tra i sassi e li sterpi delle montagne, e in mezzo all’arene del deserto; così accade spesso d’incontrare li scrittori più liberi e caldi dell’onestà nei tempi più servili e corrotti. Questo pensiero mi sorge nella mente, sempre che io prendo tra le mani i libri di quei due robustissimi ingegni, che tanto si rassomigliano per quel loro modo di scolpire piuttosto che dipingere le cose, Tacito e Giovenale: ambedue nati e vissuti in un secolo fradicio dei vizi più brutti, e tormentato dalla più feroce e bestiale tirannide; ambedue non timidi amici della virtù, quasi da