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prefazione lxv

di un temerario raffazzonatore? Mancavano forse altri esempi di simile audacia verso i primi degli antichi scrittori più riveriti? Certamente non isfuggiva all’erudito Professore e l’Iliade rifatta e ribattezzata nella Morte di Ettore dal Cesarotti, e la Poetica di Orazio rifusa e riordinata dal Petrini.1

Per le accennate ragioni non ho creduto di dovermi attenere in questa mia traduzione di Giovenale al testo che propone il signor Ribbeck, quantunque la sua recensione del gran satirico Aquinate sia, per quanto mi è noto, la più nuova e recente; ma sì a quello del signor Ottone Iahn, stampato a Berlino coll’aggiunta degli antichi scolj nel 1851; riserbandomi però anche verso di esso quella discreta libertà, alla quale ognuno ha diritto in cotali lavori, quando specialmente in ciò che si discorda abbiasi l’appoggio di autorevoli codici e di critici valenti. Il testo dell’Iahn, tratto quasi per intiero dal più stimato dei manoscritti, quello conosciuto sotto il nome di Piteano o Budense,2 è a giudizio dei dotti, e particolarmente dell’Hermann, il più corretto, il più vero;3



  1. Pietro Antonio Petrini. La Poetica di Orazio restituita all’ordine suo, e tradotta con note. Roma, 1777.
  2. È così detto, perchè fu involato dalla Biblioteca di Buda, e comprato da Pietro Pithou, il quale vi fece sopra un’edizione di Giovenale nel 1585 a Parigi. Questo codice fu poi per lungo tempo creduto perso; ma nel 1847 fortuna volle che lo ritrovasse il Dübner nella Biblioteca di Montpellier.
  3. V. Index Schol. vindiciae Iuvenalianae. Gottingae, 1854, in principio.