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prefazione lvii

venuto Giovenale subito dopo la sua morte»1 Nè contento di averne tolte sei dalla collezione, anche sulle dieci che rimangono, sebbene sieno da lui riconosciute come autentiche, mena senza ritegno la falce; ora tagliandone fuori dei lunghi brani, che a suo giudizio furono interpolati; ora notando più qua e più là delle lacune; e ora trasportando e riordinando molti versi per modo che dopo questo raffazzonamento alcuna di esse, e particolarmente la sesta, perde quasi la sua prima fisonomia: e con quanto guadagno, davvero non so vedere. S’ingegna il dotto Professore di spiegare e difendere le ragioni che lo indussero a scartare le une e correggere le altre; e scrive perciò un libro che intitola Il vero e il falso Giovenale. Ma se questa scrittura ha potuto essere utile ad accrescere la fama dell’autore per la vasta e solida erudizione che vi ha sparso dentro, e per la copia e sottigliezza degli argomenti che gli è riuscito scavare a sostegno della sua tesi, non ha certamente trovato gran disposizione nei letterati ad accettarne le conclusioni: e la comune sentenza intorno a Giovenale è rimasta sempre la stessa. Ed invero, anche noi non sappiam vedere la lunga immensa distanza che se-

  1. «Ein speculativer Buchhändler und ein hungriger Poet niedrigen Ranges sich zu dem lucrativen geschäft zusammenthaten eine solche postume ausgabe zu veranstalten ec.» Pag. 73 del suo libro intitolato: Der echte und der unechte Juvenal, eine kritische untersuchung. Berlin, 1865.