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xlvi prefazione

come fa Persio, basta leggere le sue Satire, e le ultime in particolare, per sentirvi dentro i nobilissimi principj, li alti pensamenti e tutte le squisitezze morali di quella scuola che, senza volerlo, preparava al nascente Cristianesimo il terreno per piantarvi l’albero di una nuova e più verace civiltà.

Abbiamo di Giovenale quindici Satire e un frammento; divise comunemente in cinque libri. Non sembra che tale divisione provenga dall’autore; nè ch’egli si curasse di dare a ciascuna Satira un titolo: per la qual cosa non è a maravigliare se questi titoli variano a seconda dei manoscritti, dell’edizioni, e degli Scoliasti. A me pare che volendole indicare con nomi che esprimano la sostanza e il carattere di ciascuna, possano chiamarsi così: I. Rassegna dei vizj del tempo, e proposito di scriver satire. II. I bagascioni ipocriti e sfacciati. III. Umbrizio; ossia Roma è divenuta inabitabile. IV. Il Rombo, ossia la stolta superbia di Domiziano, e la pecoraggine dei suoi cortigiani. V. Misera condizione dei clienti, e spilorceria dei ricchi. VI. Le donne romane. VII. Misero stato degli uomini di lettere. VIII. La vera e la falsa nobiltà. IX. Nevolo, o le infami bardasse. X. Inutilità e danni degli umani desiderj. XI. Un invito a desinare; ossia il lusso dei pranzi. XII. Il sacrifizio; ossia gli uccellatori di testamenti. XIII. Lo spergiuro; ossia la colpa è pena a se stessa. XIV. Potenza dell’esempio sull’educa-