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xxxvi | prefazione |
essere esiliato da Domiziano, per le parole scritte contro Paride? No davvero. È forse impossibile che, anche dopo la morte di quel pantomimo, il sospettoso tiranno prendesse come dette a sè quelle parole, e ne punisse l’autore? Non è infatti in quelle parole un’accusa indiretta, ma evidentissima, di debolezza e di parzialità contro Domiziano?
Parrà forse a taluno che io mi sia trattenuto di troppo in questa disputa: molto più che dopo tanti dunque e tanti perchè, un certo dubbio ci riman sempre: e le Satire di Giovenale, dal mettere più o meno in chiaro questo punto della sua vita, non ci guadagnano, nè ci perdono.
E sia pure che il valore del Poeta non cresca nè scemi per lo strigamento di questo nodo: ma, o io m’inganno, o il merito e il carattere dell’uomo e del cittadino acquisterebbe non poco dal fatto di essere incorso, per il coraggio di una libera parola, nella disgrazia piuttosto di un bestiale e feroce tiranno, che di un Principe giusto e liberale: nè parmi che sia perdere il tempo e la fatica, anco in quelle cose, nelle quali non si può raggiungere e tener con mano la verità, fare ogni diligenza per avvicinarlesi sempre più: chè il camminare anche adagio e a piccolissimi passi verso la verità, è sempre un progresso. Nonostante chiedo scusa al benevolo lettore di questa mia lungaggine.
Quanto alla vita domestica e familiare del Poeta null’altro sappiamo, tranne quello che egli