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prefazione xxxi

e immeritata punizione, avrà avuto le sue buone ragioni.1

Dall’accertamento del luogo si può trarre nuovi argomenti non solo per chiarir meglio il vero autore dell’esilio, ma sì anche per mostrare quanto sia falso che il Poeta vi morisse, come affermano una parte degli antichi. Non vi è indizio che durante l’impero di Trajano si facesse alcuna impresa in Britannia. Se deve dunque credersi che Giovenale fosse spedito col suo specioso ufficio di prefetto o tribuno militare contro li Scozzesi; e se questa carica gli fu data per esporlo quasi a certa morte (il che suppone che dovesse andare dove si menava le mani), non può essere stato Trajano che lo bandì da Roma. E se per conseguenza fu Domiziano, il Poeta non può esser morto in esilio; poichè dopo la uccisione di questo tiranno ce lo mostra a Roma «aggirantesi per la chiassosa Suburra» un epigramma, che Marziale gli scrive di Spagna, da Bilbili sua patria,2 dove, secondo una lettera di Plinio,3 erasi ritirato sui primordj del brevissimo regno di Nerva; e dove cessò di vivere di lì a non molto, cioè nei

  1. Il sig. Ribbeck spiegando, come vedemmo, l’esilio di Giovenale in altro modo, e apponendolo ad Adriano, immagina che il titolo di tribuno, che si legge in questo epitaffio, accenni ad un primo assoldamento, preso volontariamente dal Poeta, per andare a combattere in Scozia negli ultimi anni di Domiziano. Ma neppur di questo li antichi non fiatano.
  2. Marz., Epigr., XII, 21.
  3. Plin., Epist., III, 21.