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xxvi prefazione

Non è dunque improbabile che un Calvi Neronis, per esempio, doventasse sotto la penna di un copista sbadato Claudi Neronis.

Che dire ora di quelli — e non ne mancano tra i moderni critici — che appongono l’esilio del Poeta all’imperatore Adriano? Con tutto il rispetto dovuto alla loro autorità e dottrina, io confesso che non so vederne la ragionevolezza. Ammesso pure che si giungesse — e non vi si giungerà così di leggieri — ad abbattere e distruggere tutte le prove accampate dall’Hermann a dimostrare che la satira, nella quale si trova la causa dell’esilio, fu scritta sotto Trajano, cioè prima che Adriano regnasse; ci resterebbe sempre un altro gravissimo argomento per rendere poco accettabile la loro opinione: cioè il non essere in alcuno degli antichi ricordato il nome di questo Imperatore: mentre in uno di essi è fin rammentato, come accennammo poco fa, Claudio Nerone: il quale, per vedere quanto possa avere avuto che fare in questa faccenda, basta dire che quando morì avvelenato in un fungo dalla moglie Agrippina, Giovenale, secondo i calcoli del Borghesi, avrebbe avuto da sei a sette anni.1

  1. Ottone Ribbek, quantunque ammetta che la Satira VII fu scritta e pubblicata la prima volta sotto Trajano, pure ostinandosi a credere che l’autore dell’esilio dovette essere Adriano; nè dandogli l’animo di contraddire a tutti gli antichi, che dicono trovarsi veramente in quella satira i versi che lo fecero esiliare; immagina che in quella prima pubbli-