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mono, e vogliono toglierti di mezzo; e tu perdi prima la tranquillità, poi li stessi doni e la vita. Se ciò sia vero ben lo sa chi ha letto la storia delle due potentissime famiglie dei Borgia e dei Medici.

9 I Romani chiamavano lupae le femmine da conio, che dipendevano da un lenone. Portavano in capo una mitra di più colori.

10 Il latino dice: rusticus ille tuus sumit trechedipna da τρεχω curro e δειπνον coena, che era una veste di gala che i Greci indossavano quando recavansi a pranzo fuori. Io traduco: si vestono alla greca; perchè e il contesto e il vocabolo greco, preferito dal poeta, mostrano ch’egli ha qui specialmente voluto appuntare nei Romani la mania di vestire seconda l’usanza greca. E in questa opinione mi conferma anche l’altro vocabolo greco usato dal Nostro nel verso seguente: niciteria νικητήριον praemium victoriae, che era una piccola piastra o collana, che portavano al collo gli atleti vincitori; e che dava loro il diritto alle sportole imperiali.

11 Tutte città della Grecia o dell’Asia minore.

12 Noto oratore greco.

13 Icaro.

14 Le donne presso gli antichi non comparivano mai sul teatro, e le loro parti erano sostenute da uomini. A ciò giovava molto la maschera. Quelli che in questo luogo del testo leggono: Dorida nullo, invece di pullo cultam palliolo; non hanno badato alla contradizione che è tra cultam e nullo. Se culta vuol dire abbigliata con studio e ricercatezza, come può stare d’accordo con nullo che nega qualunque abbigliamento? — Dunque pullo è la sola e vera lezione.

15 Quattro istrioni che avevano lasciato gran fama di sè.

16 Costui è il filosofo Egnazio nativo di Tarso. Il fatto, a cui allude il poeta, è narrato da Tacito. Ann. lib. xvi. 32, 33.

17 Adulatori e delatori divenuti potenti.

18 Tutti i clienti e cattatori di eredità facevano a gara per essere i primi a salutare i loro patroni, appena che si svegliavano; e li stessi magistrati non rifuggivano da questa servilità.

19 Due cortigiane, che si tenevano molto su.

20 Le sgualdrine dei bordelli si mettevano in fiocchi, e stavano in mostra dinanzi alla porta, sedute sopra un’alta sedia, per accivettare meglio i passanti.

21 Scipione Nasica, che per la sua integrità fu scelto dal senato a tenere in casa sua la Dea Cibele, portata da Pessi-