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di giovenale 53

Vanno di bianche tonache vestiti.
Ma qui si vede nel vestire un lusso
Di là dal modo, e oltre il dover si sfarza,
Quindi si attinge nella borsa altrui.
Vizio comune a tutti, in povertade
Viver fastosamente. Ma che giova
Di farla tanto lunga? In Roma tutto,
Tutto si mette a prezzo. Quanto spendi,
Perchè t’ammetta Cosso al suo saluto,
E perchè Vejenton, senza dir motto,
Si degni di guardarti? Se qualcuno
Al cucco suo fa mietere i barbigi,
O lo zuccona; in casa le sfogliate,
Che si rivendon poi, piovono a josa.1
― «Gradisca! e questa torta alla sua grazia
Mi raccomandi».2 ― Così noi clienti
Dobbiam per forza ai servi ganimedi
Pagar tributi, e rinfrescar la borsa.
    Chi teme, o mai temè d’esser sepolto
Sottesso le ruine, o nella fresca
Preneste, ovvero in Bolsena, che giace

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  1. [p. 179 modifica]Quando alcuno in Roma cominciava a tosarsi la barba e i capelli, volea l’usanza che fosse regalato da tutti gli amici e clienti di casa; o fosse uno della famiglia, o uno dei servi più in grazia al padrone, come qui accenna il poeta.
  2. [p. 179 modifica]Il testo ha: accipe, et illud fermentum tibi habe. Mi pare che qui Giovenale, come è suo stile, faccia brevemente interrompere ad Umbrizio il suo discorso, per riferire le parole, colle quali il cliente accompagna la sua strenna. Tutti gl’interpetri da me veduti, e non sono pochi, non l’intendono a questo modo, ma riferiscono quelle parole allo stesso Umbrizio, e spiegano così: ascolta anche questa, e prendine argomento di sdegnarti. Perchè tale interpretazione fosse ragionevole, bisognerebbe che nelle parole che seguono Umbrizio parlasse di altre cose, diverse dalle precedenti; ma invece la materia del suo discorso non cambia, ed egli non fa che tirare la conclusione di ciò che ha detto innanzi. Fermentum, che tutti intendono per movimento d’ira, ha qui, seocondo me, il significato suo proprio di lievito; e le parole di Giovenale vengono in sostanza a dir così: accetta questo regalo, ed esso siami presso di te come un lievito, un eccitamento ad impetrarmi nuovi favori dal tuo padrone. Questa spiegazione, o io m’inganno, se non è la sola vera, è certa-[p. 180 modifica]mente la più naturale. E se una dotta autorità può renderla più accettabile, dirò che essa fu approvata da quell’uomo di ottime lettere, e tanto benemerito degli studii classici, che è Enrico Bindi, oggi Arcivescovo di Siena: al quale, ne’ miei dubbi, fui sempre solito ricorrere con grande stima e affetto di antico scolare.