Pagina:Satire (Giovenale).djvu/147

NOTE ALLA SATIRA SECONDA


1 Curio Dentato, tre volte console, fu di costumi severissimi: vinse i Sanniti, i Sabini, i Lucani e Pirro; e ai primi, che avean cercato di corromperlo coi doni, rispose che amava meglio di comandare a chi possedeva l’oro, che possedere l’oro stesso.

2 Crisippo, Pittaco, Cleonte, tre filosofi stoici.

3 Il parlar rado e poco è da persone autorevoli. Parlavan rado, con voci soavi: dice Dante, volendoci ritrarre la filosofica famiglia del Maestro di color che sanno.

4 Portare i capelli lunghi era, come si direbbe oggi, da coglie: però li stoici si tosavano rasente la cotenna.

5 Un nostro proverbio dice:

Chi burla lo zoppo, guardi di esser diritto.

6 I triunviri Ottaviano, Lepido e Antonio.

7 Questo principe era Domiziano, il quale richiamava in vigore le leggi più severe d’Augusto contro il mal costume, nel mentre che teneva una pratica scandalosa con Giulia figlia di suo fratello Tito e maritata a Flavio Sabino, al quale la rapì. Essa più volte ingravidò, e sconciossi, sicchè finalmente ne morì. Così racconta Svetonio. Dom. c. 22.

8 Legge contro gli adulteri.

9 Per bocca di questa Lauronia, donna impudica e linguacciuta, mostra il poeta come gli uomini erano più scostumati e dissoluti delle donne; le quali non usurpavano almeno i diritti e gli uffici maschili, mentre gli uomini s’infemminavano in tutto e per tutto.