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prefazione cix

novità de’ concetti, nella correttezza del disegno, nella giusta proporzione e armonìa delle parti, negli ornamenti dello stile, in tutto ciò finalmente che dipende dall’arte e dall’industria: e trasportare questi pregj da una lingua in un’altra non è difficile, perchè basta quasi tenersi stretti all’autore e farsene fedeli interpreti. La piacevolezza, soavità che voglia dirsi, nissuno potrebbe con esattezza definirla o indicare dove risiede; ma se mi è lecito un paragone, essa è come lo spirito, che dà vita e moto ai corpi, un’aura che spira quasi insensibilmente dalle scritture, e insinuandosi con diletto negli animi, li molce, li accarezza, l’incanta; e senza che se n’accorgano, li conduce dove vuole. E questa virtù, che forma il vero pregio di un libro, è difficilissima a farsi passare nelle versioni; perchè di nulla nulla svanisce tra le mani, come l’essenza di un odore che si travasi. Perciò chi traduce, dee usare tutta la diligenza e fare ogni sforzo per conservarla più che sia possibile; se tutta non gli è dato: e solamente chi sappia far questo, può esser sicuro di dare all’opera sua un certo carattere di originalità, e far quasi dimenticare a chi legge d’aver sotto gli occhi una copia: dal che dipende la fortuna di tali lavori. E questa parte appunto, qualunque ne sia stata la cagione, mi pare che abbiano troppo trascurato finora i nostri volgarizzatori di Giovenale; ragione, per cui le loro traduzioni, sebbene, qual più qual meno, non sieno