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lettere di fra paolo sarpi. 91

screzione e lui e gli altri Italiani, e fare che condiscendano ai partiti che proporranno.

Pare che vi sia qualche moto ne’ Grisoni, perchè passando per gli Stati loro, i capi de’ Tedeschi che si levano in Tirolo, siano stati fatti prigioni, come quelli che senza licenzia hanno ardito di transitare. Io dubito che sarà occupata la Valtellina, e il duca di Savoia fatto spagnuolo, e la Repubblica e l’Italia serrate. Propongono al duca la guerra di Genova. Certamente, se la mano potente di Dio non rivolta le cose, come spesso suol fare, i pericoli sono grandi.

Ma per passare alle cose nostre, io ancora son molto in pena, come si potrà continuare la nostra comunicazione dopo la partita del signor Foscarini; nè per ora so trovar alcun rimedio, salvo che per il tempo che il Barbarigo1 starà in Torino, che sarà ancora circa un anno, usando il mezzo suo per questo tempo. Forse nascerà qualche altra occasione. Verranno due ambasciatori straordinari per le condoglienze e gratulazioni col nuovo re; sarà loro segretario Agostino Dolce, persona colla quale tengo grande amicizia: se allora V.S. avrà qualche libro che meriti, potrà, serratolo e sigillato, farlo consegnar a lui, che ritornando lo metterà appresso le cose sue per portarmelo. Sarebbe lunga cosa se io raccontassi a V.S. i mali causati dalla lettera, per esser


  1. Chi fosse questo Barbarigo, si ha dalla Lettera CXLVII (pag. 98-99). Il Griselini ancora (pag. 155) parla di un Barbarigo, amico assiduo e uno dei consolatori della vecchiezza del Sarpi, in grazia del quale Fra Paolo fece tradurre da Fra Fulgenzio il celebre Saggio sull’amicizia di Michele Montaigne: ma non sembra che le cose dal nostro e dal suo biografo accennate possano riferirsi ad una persona medesima.