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88 lettere di fra paolo sarpi.

questo si mostri saldo, vada pure il rimanente come si vuole, e il fuoco faccia la sua parte.

Tutto questo Le ho scritto con ingenuità, nè più potrei dirle se avessi il contento di parlarle a viva voce. Ma la S.V. se ne ricorderà forse quando le venga voglia di pesarmi alla bilancia, e mi troverà così scadente del peso che in sè erasi figurata innanzi di leggere queste mie abborracciature.

Intanto prego il Signore di volerla assistere col suo lume nelle risoluzioni che sarà per fare, in guisa che le tornino a gloria; e insieme la colmi d’ogni bene, presente e futuro; e a me dia grazia di riuscirle non inutile servitore.

Venezia, 22 giugno 1610.




CXLIV. — Al signor De l’Isle Groslot.1


Abbiamo di che ringraziare Nostro Signor Iddio benedetto, il quale ha ispirato animo di unione a cotesta nobiltà, per sostentare il governo del regno percosso da sì orribil caso. Il tutto è che la causa la quale al presente l’ha stabilito, continui, acciò duri anco lo stabilimento. È stato facile che l’ambizione dei grandi abbia dato luogo all’affetto di commiserazione verso il re assassinato e la famiglia desolata; ma rimettendosi questo affetto, l’ambizione tornerà: la quale avrà ancora aiuto dai disgusti che nasceranno tra i partecipi del governo alla giornata. Il mantenere quieta cotesta generosa nazione senza una guerra esterna, è stato sempre difficile: forse sarà più difficile adesso, poichè la


  1. Dalla raccolta di Ginevra ec., pag. 254.