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lettere di fra paolo sarpi. 83

non si deve battagliar fiaccamente, per non parere anzi di raffermarla. Non è solo il Mariana a farsi spudoratamente banditore di tali massime; ma è bene il vezzo di tutti i Gesuiti. Vegga il Suarez, a petto al quale le sentenze del Mariana paiono scherzi. Esso arma i sudditi alla morte del principe, non solo dopo il comando e l’approvazione dei papi, ma col solo presupposto della loro approvazione: anzi afferma bastare la persuasione che essi saranno contenti, comecchè non l’abbiano a parole significato.1 Ma passiamoci di tal gente.

Mi rallegro che tutto sia costì intervenuto felicemente: il Cielo faccia che ciò duri per sempre. Vorrei che fosse ben netto il campo di cotesto regno; pel quale fo mali presagi per allora che i nemici abbiano disseminato il Diacattolico, e l’orecchiuto in ispecie. Fino a che stanzieranno costà i Gesuiti, voi terrete il lupo per gli orecchi, covando dentro voi stessi la cagione del morbo. Ma sono ben pazzo a parlar di cose di cui non ho esperienza e dalle quali son lontano, alla S.V. eccellentissima, sotto i cui occhi esse accadono. Vengo agli affari nostri.

Quando i vostri e gli Allobrogi2 s’armavano, tacevano gli Spagnuoli di Milano, quasi che tutto fosse tranquillo: adesso che voi avete deposto le armi, essi si apprestano a guerra; o piuttosto ad imporre agli Allobrogi e ai rimanenti Italiani quelle leggi che


  1. Eppure si parla del solo Pascal come quello che, colle Provinciali portò il colpo più funesto alla malefica pianta del Gesuitismo! E queste Lettere Veneziane del gran filosofo e puro credente Fra Paolo?... Perchè scritte in latino e stampate alla macchia in Italia, solo pochissimi sino ai dì nostri le avevano lette.
  2. I sudditi della casa di Savoia.