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lettere di fra paolo sarpi. | 79 |
ma mi fa stomaco la novella dottrina che, al dispetto di tutti gli umani e divini diritti, fa lecito per causa di religione l’assassinio de’ principi; la quale se per accordo di tutti non si distrugga, io veggo venuta ormai l’ultim’ora per la social convivenza. Ora sono forzati tutti i re e gl’imperanti non solo a cedere alle arti degli Spagnuoli e de’ Gesuiti, ma a sventare perfino le loro diffidenze: perciocchè quel re non agitava consigli ostili verso di loro nè vi avrebbe pensato mai; e tuttavia, pel solo sospetto, lo fecero ammazzare.1 Non mai abbastanza potremo arrovellarci per siffatte ribalderie. Faccia Dio che il mondo vegga i suoi rischi e sappia ripararvi! Già niuno, per quanto di prudenza e destrezza adoperi nel trattare, sarà sicuro dai loro colpi, quando tale sventura incolse ad un re che ai gesuiti fu prodigo d’immensi favori.2 Non vorrei far da indovino, ma giudico che il regno di Francia non avrà mai sicurezza fino a che tal peste non venga estirpata. Noi vi precedemmo: se avete a cuore la pubblica salute, seguiteci. Ma basti di queste cose; le quali avranno adempimento, se Dio non accecherà coloro che più vedono o dovrebbero vedere.
Non per anche sono giunte le Risposte di Vames3 sui mercati di Francfort; e diedi commissione ad un amico che partiva per l’Olanda, affinchè me le recasse. Io leggo volentieri que’ libri che sono scritti da