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450 | lettere di fra paolo sarpi. |
nere in tutto quello che al suo nome tocca, rifiuta il suddetto legato, e ricusa di riceverne in qualsivoglia modo beneficio alcuno; supplicando umilissimamente V.E. illustrissima di comandare, che di questa ricusazione sua ne sia fatta nota.
1622, addì 28 aprile.
Lettera del superiore del Convento dei Serviti al Doge.1
Iddio ha chiamato dalle fatiche di questo mondo al riposo del Paradiso il suo fedel servo, e mio dilettissimo, monsignor Paolo; ed a me che, col prezzo della mia vita avrei voluto essere a Vostra Serenità nuncio del suo miglioramento e sanità, conviene esserlo della sua morte: morte per me luttuosissima e colpo il più fiero e grave, che in vita ebbi ancora
- ↑ Inedita, e novamente tratta dall’Archivio Generale de’ Frari. La data fu forse omessa, insieme colle sottoscrizioni dei frati. Quell’astro di tutta beneficenza, e certamente tra i primi di che il cielo d’Italia giammai si adornasse e onorasse, cessò di splendere a dì 14 gennaio del 1623.
facilmente i soli sospetti si travestivano con le colpe. S’introdussero al magistrato secretissimo degl’Inquisitori di stato, e ripartiti gli offizi, altri di accusatori altri di testimoni, tradivano la giustizia e i giusti. Ma durar non potè troppo lungamente questa conventicola infame; perchè, scoperta l’atrocità del misfatto, furono, tra’ principali, Girolamo Vano da Salò e Domenico da Venezia con giusto supplizio puniti. Il Foscarini, con pubblica dichiarazione di sua innocenza, se non restituito alla vita, fu almeno alla fama reintegrato, e la di lui famiglia al pristino lustro ed a’ maggiori gradi dal comune compatimento promossa.„ Istor. cos. venez., lib V, tom. I, pag. 248.