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440 lettere di fra paolo sarpi.

io ho avuto con l’altezza del serenissimo principe di Condé, mercoledì prossimo passato, in casa e in presenza dell’illustrissimo Contarini, savio di Terraferma, secondo l’ordine che nell’eccellentissimo Collegio mi fu imposto.

In quel giorno, mi ritrovai nella suddetta casa innanzi che vi giungesse il signor principe, dove venuto, nell’incontrarlo, stimai che convenisse che io fossi il primo a parlare; usai quelle parole di reverenza e di complimento che stimai convenire, e da lui fui corrisposto con molta umanità. E postici a sedere, colla presenza dell’illustrissimo Contarini, disse il signor principe, che aveva avuto curiosità di vedermi e parlarmi, e che si maravigliava della difficoltà che aveva incontrato, perchè molti principi hanno religiosi al suo servizio, e nessuno gli tiene legati che non possino trattare;1 che non voleva dir altro quanto alla legge della Repubblica che i suoi ministri non trattino, ma che gli pareva doversi far anco qualche eccezione. Io gli risposi, che nessuna cosa più manteneva la legge in vigore, quanto l’osservanza generale senza esentar alcuno; perchè una eccezione chiama l’altra, e finalmente si risolvono in total abrogazione della legge:2 che io mi stimava


    casa di Francia, riferendolo all’anno 1620 e dicendolo avvenuto alla presenza di un segretario del senato; due circostanze che sarebbero da emendarsi secondo la nostra pubblicazione. (Mem. anedd. ec., pag. 117). Chiunque legge non potrà non avvedersi della molta bellezza e importanza di questa relazione o Lettera.

  1. La maraviglia del Condé era ben giusta. Anche noi vorremmo ecclesiastici spontaneamente patriotti e sottomessi alle leggi; ma non vogliamo nè schiavi nè iloti di alcuna sorta.
  2. La questione, quando vi fosse stata libertà di agitarla,