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lettere di fra paolo sarpi. | 429 |
e certificarla della riverente stima ch’io faccio del valore, della bontà e della dottrina sua.
Il signor Desdiguières è ritornato di là da monti con la sola famiglia; però lasciando intenzione di dover mandar dell’altra gente. Non ho dubbio che in quella guerra di Piemonte si è perduta molta gente francese; ma è condizione di tutte le guerre: però tanto se ne fa, e forse più di quanto se ne perde.
Io son restato pieno di maraviglia intendendo che il conte d’Auvernia1 abbia promesso d’obbedir al maresciallo d’Ancre: e vada questo per contrappeso delle dispute de’ nostri capitani italiani, tra’ quali non si può trovar un uomo basso ed inesperto che voglia obbedire ad un grande e perito; e questa è una delle cause che impedisce il far alcun progresso buono.
Sarebbe ben cieco chi non vedesse il giogo imminente sopra il collo d’Italia: ma la fatalità guida chi vuole, costringe chi ripugna;2 e con numero di superstiziosi è un maggiore di viziosi, che amano meglio servir in ozio, che faticar in libertà. Non manca anco qualche contaminazione di Diacatholicon. Questo terzo è irremediabile; per il secondo ci bisognerebbe una buona stoccata che svegliasse; al primo non ci è rimedio.
Sono due anni che la guerra è in Piemonte ed uno in Friuli, e non è fatto minimo colpo contro la superstizione; e sebbene sono venuti tremila Olan-