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426 | lettere di fra paolo sarpi. |
di poter predire cosa alcuna. Starò con desiderio di sapere l’ottima salute di V.S., alla quale per fine bacio la mano.
- Di Venezia, il dì 28 marzo 1617.
CCLI. — Al medesimo.1
Dopo l’aver dato ricapito ad un’altra mia scritta a V.S. il giorno d’ieri, mi capita la sua delli 7 marzo, per quale intendo che Lei ha veduto il signor ambasciatore Gussoni; e rendendomi certo che l’uno e l’altro abbia ricevuta compita soddisfazione, me ne rallegro. E sebbene quel signore partirà seguendo il re, credo però che tra loro sarà posto appuntamento per communicare insieme per via di lettere; come prego V.S. di fare, perchè quella communicazione sarà un mezzo di mantener la nostra.
Rendo grazie a V.S. delli avvisi datimi, li quali ho anco comunicato all’amico comune. Mi duole estremamente dell’inquietudine di cotesto nobilissimo regno; ma siccome in un corpo umano infermo, quando la natura contrasta col male, si può restar in speranza (chè se succombe, non vi è luogo salvochè alla disperazione); così, poichè il male è in vigore, il contrasto fattoli dalla persona debbe darci speranza di buon successo. E così prego la divina Maestà che succeda.
Il duca ha fatto sapere che gli Spagnuoli dicono d’aver in mano la conclusione con Venezia, ma che
- ↑ Edita come sopra, pag. 582.