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lettere di fra paolo sarpi. | 425 |
tacinque mila ducati al mese:1 ma nè lui senza noi, per mancamento dei danari, nè noi per difetto di gente, possiamo continuare.
I Spagnuoli propongono partiti di pace. V.S. sa quanto quello2 sia vantaggioso, e qui debole. Temo ch’egli non sia vinto dalle promesse, ovvero effetti insidiosi; e qui dal troppo desiderio di quiete, o con qualche arte non sia messa diffidenza, onde sia ricevuto accordo, quale li prudenti conoscono che, se bene sarà in apparenza tollerabile, terminerà in una servitù totale d’Italia. Se l’Inghilterra o la Germania fossero più vigilanti, e almeno con uffici tenessero questi due uniti, aiutandoli a difendersi dalle arti spagnuole, sarebbe opera utile. Ma la fatalità di tutta Europa accenna che mentre a parte si resiste, in fine tutti caderanno in servitù.3
Avremo quest’anno Spagnuoli con armi nell’Adriatico; il che forse muoverà i Turchi, e non sarà male, perchè questi sono meno cattivi che Spagnuoli.4 Nelle cose passate sotto la mia veduta, io non posso dir d’aver mai congetturato l’esito di alcuna, quale poi ho veduto successa; e avendo osservato che le predizioni dei più prudenti non hanno avuto miglior ventura nel pronosticare, non mi fido
- ↑ A ragione le lettere del Sarpi furono, dal Daru ed altri, fin qui citate come storici documenti; sotto il quale aspetto noi pure non ci terremo dal raccomandarle, in ispezie per ciò che spetta alle cose veneziane.
- ↑ Cioè, il duca di Savoia.
- ↑ L’antica stampa pone: “in servizio.„ Altri errori ci siamo avventurati a correggere in queste carte, che sono tra le più scorrette; come dopo cinque righe: “d’aver mai congetturato; ec.„
- ↑ In quanto la malignità che corrompe ed opprime, è peggiore della forza che spoglia ed uccide.