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424 | lettere di fra paolo sarpi. |
trovava in Parigi, ma oppressa dalla gotta, sentii allegrezza mista con dispiacere, intendendo lo stato buono, ma non con intiera sanità: finalmente, poichè cessano le cause del dispiacere quando li mali terminano in sanità, vedendo il medesimo carattere suo solito, e da quello facendo giudicio che la mano abbia ricuperato le solite forze, ne ho ringraziato la Maestà divina, pregandola, come continuerò di fare in ogni tempo, che mi dia grazia di conservarla in prosperità e sanità, e di godere della comunicazione che le piacerà tener meco, sempre però senza suo incomodo.
Dalle quattro scritture mandatemi, come da altri avvisi, io ho inteso con troppo dispiacere il cattivo stato di cotesto regno, del quale anco noi partecipiamo assai più di quello che può pensare chi non si trova alla festa e nella tragedia che prevede V.S. Quando s’abbia da recitare, io dubito certo, che non siamo per fare la sola parte del coro; ma non sono senza speranza che la bontà divina riguardi e queste e coteste miserie con occhio di pietà. Tuttavia, la disposizione d’ogni sorte e condizione di gente non mi permette di nudrirla nell’animo, se non con molta incertezza.
Il nostro paese si trova tutto circondato da Austriaci, eccetto quel solo paese di Valtellina, il quale è in una immensa spesa. Non si è potuto aprire per le sinistre opere dei ministri di cotesto re, che fanno tutto per Spagna contra i propri interessi. Abbiamo avuto il cielo contrario, non avendo per tre mesi spirato vento favorevole, che potesse condurre gente per mare. La guerra s’è fatta con diversione per mezzo di Savoia, a cui perciò si contribuisce settan-