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422 | lettere di fra paolo sarpi. |
non l’ho per anche veduto. Io non vorrei che incontrasse qualche malanno a un tal uomo, il quale amo assai; ma ho paura d’una tragedia. Egli ha ingegno inclinato al satireggiare, e Roma offre a ciò materia più larga che altro luogo, perchè là sono moltissimi che vi dànno appicco. Io temo assaissimo per lui, se non baderà scrupolosamente, giusta l’insegnamento di Salomone, a non dir male del re, o detrarre anco nel segreto di sua stanza ai potenti; e non si figgerà in capo che gli uccelli pure e i venti scopriranno i suoi pensieri. L’infelice Guglielmo Reboul,1 empito di promesse per la sua abiura religiosa e il libro composto contro il gran re dell’Inghilterra, stava attendendo di grosse ricompense; ed ebbe tronca la testa il primo di ottobre del 1611, pel gran delitto d’avere in una cassa uno scritterello contro i vizi signoreggianti in Roma, che nessuno aveva veduto. Se Barclay scriverà in seguito qualche altra opera, nulla di grande aspetto da lui; i vecchi esempi ammonendomi, che i liberi ingegni vendutisi per cortigianeria alla Curia di Roma, han fatto géttito a un tempo e della scienza e della coscienza.2
Vengo al punto fondamentale di questa, e schiettamente dirò della narrativa dei fatti compiutisi in cotesto Senato, che la S.V. mi ha inviata. Vidi in essa, per opera della S.V., sostenuta la splendida libertà e dignità di un ordine distintissimo;
- ↑ Vedasi la Lettera CXCI (pag. 258), dove parlasi anche più compiutamente di questo fatto medesimo, e il nome della vittima è scritto: “Guglielmo Rebaudi.„
- ↑ Ciò perchè agli scrittori venduti o, comechessia, non indipendenti, viene a mancare, se non la scienza propriamente detta, certo sempre la ispirazione e la forza degli argomenti che nasce dalla convinzione.