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lettere di fra paolo sarpi. | 33 |
morendo, compativa al popolo romano, perchè perdeva un sì gran citarista! Una gran virtù si è il sapere, nella commedia del mondo, rappresentare la parte sua propria, ed astenersi dall’altrui.
Non potei peranche leggere tutto il libretto del signor Coeffetau:1 pochi fogli, e tra questi i primi, ne percorsi con fretta. Mi sorprese l’eleganza del parlare, ancorchè in lingua per me straniera; e per tal conto, io lo stimo grandemente. Quanto però alla modestia, ripeterei quello che nelle favole si dice fosse detto al gallo: — Tu bensì canti bene, ma razzoli male. — Pare che il Bellarmino si proponga di ingiuriare il re; ma costui (ch’è peggio assai) di schernirlo. Che cos’è di fatto, se non una irrisione, il dire al re: la Chiesa non aver mai armato i sudditi contro i re, nè mai aver teso loro insidie; come se quegli, delle istorie perito e consapevole delle cose che accaddero nel suo tempo, sia nondimeno per credere ciò che con tanta facondia vuol proclamarsi; cioè che a mezza notte il sole risplenda? Il Bellar-
- ↑ Il Sarpi latinizzava, o gli editori sconciavano quel nome in Coiffeta. Parlasi di Niccola Coeffetau, famoso teologo controversista di quel secolo, pieno di controversie. Era domenicano, ma il suo zelo gli fruttò la dignità episcopale, ed anche la nomina alla sede di Marsiglia. Mori, di soli 49 anni, nel 1623. Aveva scritto non solamente una Risposta al re della Gran Brettagna, ma altre eziandio contro il Duplessis-Mornay e contro Marcantonio De Dominis. Le sue opere sono ancora da altri lodate per dignità ed eleganza.
certa guisa dal mondo, ricusando di dare udienza a’ suoi ministri e fino agli ambasciatori stranieri. Le contese ch’egli ebbe per tutta la vita col suo fratello Mathias e con altri della famiglia, procedettero in gran parte dall’essergli stato predetto, che i suoi giorni verrebbero messi a pericolo da un principe del suo sangue.
Sarpi. — II. | 3 |