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lettere di fra paolo sarpi. 401

desche esistenti al presente in alcune piazze; e hanno pubblicato tener per cosa ferma di non dover aver guerra da’ Turchi. Quello che di ciò debbia essere, è in mano di Dio. È ben certo che i Turchi accrescono sempre maggiormente le loro preparazioni, e hanno provveduto di ponti per il passaggio del Danubio. Ogni mediocre ingegno, non che l’imperatore Matthias, esercitato in tanti casi, poteva esser certo che la depressione del fratello doveva riuscire a maggior bassezza nel successore.

Non posso ritenermi di non sentir piacere che il duca di Buglione resti in poca stima e dell’una parte e dell’altra. Sarà esempio a quelli che, per avanzare le cose proprie, procurano il deterioramento delle comuni.1

Io diedi conto a V.S. della causa perchè Barbarigo non anderà costì, ma in Inghilterra, e farà la via delli Stati. La duchessa vedova di Mantova è arrivata in Piemonte, e del suo matrimonio col nuovo duca non si sa perchè si rallentino le trattazioni. Nè per ancora si è fatto nuovo moto nella causa di Asti. Tutte le cose sono rivolte alla Germania, alla quale però Roma poco pensa, dicendo non aver molto che perdere in quel paese.

Qui la maggior parte vive alla spensierata, con tutto che bisognerebbe aver pensieri più che non si soleva, per il pericolo che sia serrato il passo de’ Grigioni: al che se Dio non provvede, o per quella via o per altra, quelli che nel tempo del lume non vogliono adoperare gli occhi, nell’oscurità potrebbono


  1. Così potessero gli esempi di tal sorta tornar utili in ogni tempo!
Sarpi. — II. 26