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lettere di fra paolo sarpi. 399

morì di uscita di sangue, è stato pigliato in disgrazia dal pontefice e scacciato di Roma; e pare che vi sia anco qualche disgusto del papa col cardinale Borghese.

Tutti li pensieri di qui sono volti alle cose dei Turchi, i quali ingrossano maravigliosamente: e, quello che non è di poca stima, quel principe s’esercita quotidianamente in arti militari, e mette in esercizio sino li vecchi Bassà in maniera, che accende nella milizia cuore incredibile alla guerra. Disegnano di far mossa al taglio delle prime erbe di maggio. Non si vede che provvisione possa fare l’imperatore.

Gli Ungari protestanti ricusano di voler difendere la Transilvania, come non pertinente a quel regno: li cattolici si contentano d’intervenire alla guerra, ma domandano aiuto in danari, ricusando che in Ungaria entrino forze tedesche; anzi richiedendo che alcune guarnigioni germaniche poste già per le loro terre dalli passati imperadori, siano levate.

La lega cattolica ha fatto la sua dieta in Francoforte, e tutta si è consumata in contenzione di Magonza, Treveri e altri vescovi contro il duca di Baviera, perchè esso, come capo della lega, riceve le contribuzioni, e con tutto ciò allogia li soldati sopra li vescovati, e non nel suo. L’ambasciatore spagnuolo fa gente per la dieta imperiale di Ratisbona; argomento che pochi principi vi anderanno. Le cose paiono molto difficili da sviluppare: piaccia alla Maestà divina che il tutto termini in sua gloria. Il papa invita con minacce la Repubblica a lega con l’imperatore, e il fine è acciocchè, offesi li Turchi, venga necessità di dipendere da Spagna. Li