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lettere di fra paolo sarpi. 397


La poca concordia del papa con la Republica continua tuttavia, ed è passata in abito: però dal canto della Republica non vi si pensa, ed è senza disegno nè amaritudine. Ma dall’altro canto, si vede il mal’animo, quamquam prematur, scoprirsi con ogni occasione. Di questo fa guadagno Spagna, così acquistando in Roma, come in Venezia, rispetto alli papisti, che sono in qualche numero, e per li sottili maneggi crescono, sì come li contrari sminuiscono e li medii s’addormentano. Ma nessuna opera divina s’analizza per mezzi umani. Forse quando alcuno crederà esser nell’alto della ruota, si ritroverà nel basso. Non ho altra cosa di nuovo da dirle.

Di Venezia, il dì 26 marzo 1613.




CCXXXVIII. — Al medesimo.1


Ho ricevuto, con aumento d’obligo, la Risposta sinodale Parisiense, insieme con la lettera di V.S. delli 8 marzo. Il libro mi è venuto in mano a punto in questi giorni vacui da negozi, onde ho avuto tempo di trascorrerlo immediate. Mi pare che, oltre li concetti Sorbonici, vi sia anco dentro la mano di un buon giurisconsulto, ed alcuni tratti mi rappresentano monsieur l’Eschassier. Io stimo l’opera, e veggo bene che l’autore o li autori direbbono più, ma sono costretti a star dentro i termini. Quella mistura nel governo ecclesiastico di monarchia e aristocrazia, mi pare una composizione di olio e acqua, che non possono mai mischiarsi insieme. Però in


  1. Stampata come sopra, pag. 560.