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lettere di fra paolo sarpi. 31


Mi fu grato quant’Ella mi significa intorno al giureconsulto Batavo: gioverebbe assaissimo alle cose nostre che questo libro qua si vedesse, ed io darò opera che ci venga condotto per mare; il che avverrà facilmente, avendo io là molti amici.1 Solo la prego di farmi sapere il nome dell’autore, il titolo del libro e il luogo della stampa.

Dell’Arresto di Châtel mi maraviglio che tanto abbiano differita la censura. Si dice che vi sia questa proposizione: Che non v’ha re nella Chiesa, prima che venga approvato dal papa; proposizione, certo, contraria alla parola di Dio; eresia condannata dai sacri decreti: e tuttavia, cotesta proposizione è il primo articolo della fede curiale. Sono stato troppo prolisso e molesto. Finisco con pregarla di scusarmi e di continuare, siccome è solita, ad amarmi.

Di Venezia, li 2 marzo 1610.




CXXIX. — A Giacomo Gillot.2


Soglio ricevere le lettere di costì dopo 15 o 16 giorni; ma la sua ultima dei 31 gennaio mi fu recapitata il dì primo del corrente. Ciò che le scrissi intorno alle potestà per le quali si amministra questo mondo e insieme il regno dei cieli, era stata per lo avanti una mia semplice opinione: ora che la vedo approvata da lei e confermata altresì con ragioni,


  1. Lasceremo che i detrattori del Sarpi si sollazzino a lor posta facendo invettive contro queste sue molte amicizie in paesi di protestanti.
  2. Pubblicata, in latino, come sopra, pag. 11.