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380 lettere di fra paolo sarpi.

esser censurati a Roma, V.S. non lo creda mai:1 ne avranno seminato fama costì per divertire qualche censura che potesse venir da cotesta parte.

L’Italia in questi giorni non ha prodotto nulla di nuovo. Le cose di Mantova sono accomodate. La duchessa vedova si è ritirata in un castello chiamato Goito, alli confini del Bresciano, il quale castello dentro è guardato da’ suoi servitori e alle mura dai Mantovani. Ella ha avuto gran parte nell’accomodamento, con aversi dichiarata che non gustava di andarne a Milano nè appresso al padre.

In Turino è avvenuto un accidente considerabile. Il vescovato d’Asti ha alcune terre delle quali più volte è stata controversia tra il duca e li ecclesiastici, pretendendo questi che la sovranità sia del papa, e il duca, come conte, pretendendo che debbano esser riconosciute da lui. Finalmente, in questi tempi, essendosi fatta una fortificazione e reparazione, il Nuncio del pontefice ha fulminato una scomunica contra il presidente Galeani: però l’ha pubblicata solamente in scritto. Li ministri del duca, veduto questo, hanno fatto una dichiarazione di aver il decreto del Nuncio come nullo e ingiusto, comandando che, senza averli risposto, si proceda all’esazione, e sono passati anco ad usar queste parole: — che non solamente il tentativo intrapreso dal Nuncio è nullo, ma ancora quando venisse dal papa medesimo. — Si aspetterà di vedere, dove terminerà questo principio assai considerabile e che un giorno sarà fatto dalla Repubblica per Ceneda, massime che molte turbolenze sono pei confini.


  1. Contuttociò, quel libro fu condannato in Roma, come accennasi ancora in principio della Lettera CCXXXIV.