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348 | lettere di fra paolo sarpi. |
dirò di cotesto regno, ma di tutta Europa scossasi al parricidio di Enrico, non fa caso se quelli che ne furono i primi autori, sin qui non si mettano in quiete. Temono per sè stessi, ove lascino ai buoni il tempo di ripigliar cuore. Però si fanno vivi nel mondo e si arrabattano più che possono; ma, col divino beneplacito, mancheranno loro da ultimo le forze, e inoltre i buoni s’afforzeranno nella persuasione, che dinanzi a’ mali non bisogna dar addietro, ma fronteggiarli direttamente con animo più gagliardo. E la virtù provocata prevarrà pure una volta: così spero, così presagisco per l’avvenire, così prego Dio.
Noi siamo qui in riposo; incerti ove andranno a parare gli affari della Germania, e sospettosi perciò dei Turchi. Certo è che è atteso a Costantinopoli, e forse c’è di già, Nassul Bassà, che volevasi ribellato al principe. Ma le vertenze sono accomodate, avendolo accompagnato un ambasciatore di Persia; lo che è certo segno di pace fra quei sovrani. Il nuovo imperatore della Germania è per sè desideroso di far guerra a’ Turchi, per mostrarsi in atteggiamento marziale a tutti i Germani. Ciò sanno non i Germani solo, ma i Turchi pure; e non so se la cosa potrà aver effetto. Che le armi turchesche s’abbiano a voltare contro i Cristiani, è indubitato; ma non si sa cui incoglierà tanta sventura. Iddio tutto converta a sua gloria: cui prego tenga sana lungamente la persona della S.V. illustrissima e di tutti gli amici. Qualcuno mi fa sperare che il signor Richer possa essere ristabilito nel suo grado. Checchè ne avvenga, prego d’essere informato di tutto.
- ..... settembre, 1612.