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344 lettere di fra paolo sarpi.


Le considerazioni che mi fa V.S. intorno i bisogni della Repubblica, sono vere e vedute. La necessità che vi sarebbe di lega, massime con le Provincie unite, è notissima: ma io non posso senza estrema impazienza vedere che, essendo il mondo diviso in due parti, la sola Repubblica vuol fare da sè. Non è la causa il timor di Spagna, ma certo interesse, e poca intelligenza. Chi volesse effettuare questa buona opera, non bisognerebbe cominciar da qui, ma dall’introdurre una ambasceria mutua; chè, fatto questo, io averei l’altro come fatto. Ma un certo sussiego, chè non posso dir altro, è causa che chi dovrebbe parlarne, non ne parla. Il signor Foscarini so che ne ebbe delle proposizioni; ma dovendo andar in Inghilterra, penso che li suoi interessi ricercassero che differisca la trattazione al ritorno. Fece un errore,1 perchè al presente non è più atto per ciò. Aspettare che Barbarigo sia in Francia, è cosa lunga: quello che vi è, non è buono: io non saprei per ora dove voltarmi. Ma di ciò ne scriverò più lungamente con l’ordinario seguente, dopo averci pensato e conferito.

Di nuovo non abbiamo altra cosa, se non che gli Uscocchi, dopo aver restituito il conte di Veggia, come credo già averli scritto, per il che si tenevano le differenze per composte, hanno fatto una incursione sopra lo stato della Repubblica, e menato via quantità di animali, avendo perciò dato danno di


  1. Che il Foscarini fosse di carattere alquanto corrivo, mal raffrenabile, e però inclinato a commettere errori e imprudenze, possono essercene indizio anche i consigli che Fra Paolo si conduce a dargli, quando egli era ambasciatore in Francia, nella Lettera XXVII (tom. I, pag. 87).