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lettere di fra paolo sarpi. 27

la erronea distinzione in spirituale e temporale: dimostrando, in pari tempo, colle esecutoriali degli ecclesiastici, che il possesso che vogliono dare si è di cose temporali; perciocchè parlano espressamente di beni, di rendita, di proventi ec.; e che tutte le vecchie formole delle quali fece uso la Repubblica, colle nuove altresì, conferiscono il possesso delle chiese, dei monasteri ec., insieme col correspettivo fruttato ec. Gridai sino a divenirne rauco, che i beni ecclesiastici, in vacanza dei benefizi, sono nel possesso delle chiese; usando quell’argomento, che se alcuno li turbasse, l’economo in nome della chiesa interdirebbe la ritenzione. Ancora aggiunsi, che sebbene qualche vescovado non avesse alcun reddito e nulla di temporale, tuttavia il vescovo sarebbe messo in possesso dalla Repubblica; siccome accade e può accadere appo di noi, che stiamo a’ confini de’ Turchi nella Dalmazia. Non fo tutto quello che voglio o desidero, ma non per questo me ne sto ozioso: solo il natural impeto viene dalle circostanze represso.

Un’altra cosa voglio ora insegnare; cioè che chi mette in possesso, può altresì privare del possesso: il che sarà arduo non poco, sì perchè ho contro di me tutti i beneficiari, come perchè manco di esempi; ed è già pregiudicata opinione nei nostri, che il secolare non può far questo per causa alcuna. Nulladimeno voglio tentar la cosa; che almeno aprirò ad altri la via.

Mi giunse opportuno quant’Ella mi ricorda intorno al modo di mettere in possesso di cui parla il Rebuffo; giacchè io non sapeva come stricarmene, pensando che si tenesse ancora il costume da lui descritto. Non è senza ragione la sua maraviglia, che