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338 | lettere di fra paolo sarpi. |
ma che prima governando la sua sanità, piuttosto si rendesse abile a servir il pubblico più lungamente.
L’opera fatta da lei e dai colleghi è così onorevole come potesse succedere, e si vede che Dio ha benedetta la loro impresa, poichè è succeduta con tanta prestezza. Io pronostico frutti migliori di quello che si poteva sperare; perchè i modi degli avversari porgeranno occasione di restringersi maggiormente in perfetta e real riunione. Io so che il re di Francia morto ha usato tutto il suo sapere e arti per seminar diffidenze,1 e credo che da questo abbiano origine molte delle cose passate tra i Riformati; e piuttosto mi maraviglio che non siano state maggiori. Certamente si deve credere che la riunione successa al presente, sia per volontà divina, inviata a qualche servizio e gloria sua, come la prego che sia. Ma la dichiarazione regia che V.S. mi manda, mi pare che sia appunto una di quelle medicine che insieme fanno il male maggiore, e mostrano l’insufficienza del medico. Mi pare un artifizio di scuola la distinzione di chiamarsi ben servito dall’universale, e condannare i particolari. Non ho veduto più usar simili artifizi in Francia; ma ben si vede che insieme con l’affezione spagnuola, si apprende anco il modo di procedere.
Qui in Italia non abbiamo cosa nuova, se non un gran disgusto e contenzione tra i duchi di Mantova e di Parma.2 Se fossero potenti, ovvero se non
- ↑ Ecco una testimonianza che non farebbe molto onore alla tanto decantata lealtà del grande Enrico di Francia; e insieme una prova che nessun reggitore di popoli può tenersi interamente netto da quelle volpine arti a cui si dà nome di ragion di stato.
- ↑ Per cagione della congiura ordita contro il secondo